Storia e Memoria .503 “ANNIVERSARI DI OGGI”: 17 SETTEMBRE

nessun commento

“ANNIVERSARI DI OGGI”: 17 SETTEMBRE

Foglio periodico – Anno VI – N. 503 – Edizione di Giovedì 17 Settembre 2009

Selezione di anniversari, ricorrenze, eventi e personaggi legati alla giornata

Santi del giorno:

Impressione delle Stimmate a San Francesco d’Assisi (1), Santa Ildegarda di Bingen, San Roberto Bellarmino dottore della Chiesa (2), San Reginaldo eremita, Sant’Arianna martire, San Francesco Maria da Camporosso, San Lamberto di Maastricht, vescovo e martire, San Pietro di Arbues (Pedro Arbuès) martire, San Satiro.

Eventi:

1630: Viene fondata la città di Boston (Massachusetts).

1787: Viene completata la Costituzione degli Stati Uniti.

1974: Ingresso all’ONU del Bangladesh.

1978: Accordi di pace di Camp David tra Israele ed Egitto.

1983: Vanessa Williams diventa la prima Miss America afro-americana.

1991: Corea del Nord e Corea del Sud entrano nelle Nazioni Unite.

Morti:

1179: Santa Ildegarda di Bingen (n. 1098)

1225: Guglielmo VI del Monferrato

1621: Roberto Bellarmino, cardinale e Santo

1938: Bruno Jasieński, poeta polacco (n. 1901)

1963: Eduard Spranger, filosofo tedesco

1972: Akim Tamiroff, attore

Nati:

1630: Ranuccio II Farnese (3), duca di Parma († 1694)

1795: Saverio Mercadante, compositore italiano († 1870)

1900: John Willard Marriott, albergatore († 1985)

1918: Vincenzo Torriani, impresario sportivo († 1996)

1922: Agostinho Neto, politico angolano († 1979)

1929: Sir Stirling Moss (4), pilota di Formula Uno

1931: Anne Bancroft, attrice

Impressione delle Stimmate (di San Francesco d’Assisi)

Il Martirologio Romano al 17 settembre rievoca: “Sul monte della Verna, in Toscana, la commemorazione dell’Impressione delle sacre Stimmate, che, per meravigliosa grazia di Dio, furono impresse nelle mani, nei piedi e nel costato di san Francesco, Fondatore dell’Ordine dei Minori”. Poche e sintetiche parole per descrivere un evento straordinario, e mai sino ad allora verificatosi, che si compì sul monte della Verna, mentre un’estate della prima metà del ‘200 volgeva al termine, e che schiere innumerevoli di santi, uomini e donne di Dio, ripeterono nella loro vita, a volte anche in maniera assai curiosa. Emblematico fu il caso delle stigmate di S. Elisabetta d’Ungheria (un’altra santa “francescana”), da cui pare nascessero fiori, forse dei gigli, che venivano tagliati e posti sull’altare. Correva l’anno 1224. S. Francesco d’Assisi, due anni prima di morire, voleva trascorrere nel silenzio e nella solitudine quaranta giorni di digiuno in onore dell’arcangelo S. Michele. Era, del resto, abitudine del Santo d’Assisi ritirarsi, come Gesù, in luoghi solitari e romitori per attendere alla meditazione ed all’unione intima con il Signore nella preghiera. La Verna era uno di questi e certamente era quello che il Santo prediligeva. Già all’epoca di Francesco era un monte selvaggio – un “crudo sasso” come direbbe Dante Alighieri – che s’innalza verso il cielo nella valle del Casentino. La sommità del monte è tagliata per buona parte da una roccia a strapiombo, tanto da farla assomigliare ad una fortezza inaccessibile. La leggenda vuole che la fenditura profonda visibile, con enormi blocchi sospesi, si sia generata a seguito del terremoto che succedette alla morte di Gesù sul Golgota. In quel luogo Francesco era intento a meditare, per divina ispirazione, sulla Passione di Gesù quando avvenne l’evento prodigioso. La sua preghiera non rimase inascoltata. Fu fatto degno, infatti, di ricevere sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo. Il prodigio avvenne in maniera così mirabile che i pastori e gli abitanti dei dintorni riferirono ai frati di aver visto per circa un’ora il monte della Verna incendiato di un vivo fulgore, tanto da temere un incendio o che si fosse levato il sole prima del solito. Tale episodio fu magistralmente rievocato da Giotto negli affreschi della Basilica superiore del Santo in Assisi. La Chiesa riconobbe la straordinarietà del fenomeno verificatosi nel 1224, inteso quale segno privilegiato concesso da Cristo al suo umile servo di Assisi, anche da un punto di vista liturgico, inserendo la ricorrenza nel calendario. Papa Benedetto XI concesse all’Ordine Francescano ed all’intero Orbe cattolico di celebrarne annualmente il ricordo il 17 settembre.

San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa (Montepulciano 1542 – Roma, 17 settembre 1621)

Nato in una ricca e numerosa famiglia, Roberto Bellarmino nel 1560 entra nella Compagnia di Gesù. Studia a Padova e a Lovanio. Gli impegni scolastici non lo distrassero mai dalla preghiera. Richiamato a Roma, tra i vari incarichi ebbe anche quello di direttore spirituale, e come tale fu accanto a S. Luigi Gonzaga fino agli ultimi istanti di vita. Se la sua vasta erudizione e la vigorosa dialettica posta al servizio della dottrina cattolica gli valsero il titolo di “martello degli eretici”, un’opera semplice nella struttura ma ricca di sapienza come il suo Catechismo gli ha meritato il titolo di “maestro” di tante generazioni di fanciulli che in quel libriccino a forma di dialogo hanno appreso le fondamentali verità della fede professata col battesimo. Dopo aver colmato un intero scaffale di opere teologiche, scrisse “L’arte del ben morire”, cioè il modo di congedarsi dalla vita con serenità e distacco. Viene creato cardinale e arcivescovo di Capua nel 1599. Morì a Roma il 17 settembre 1621. Nel 1930, ebbe da papa Pio XI la triplice glorificazione di beato, di santo e di dottore della Chiesa.

Ranuccio II Farnese, Duca di Parma

Ranuccio, nato il 17 settembre 1630, era il figlio maggiore del duca Odoardo I Farnese e di Margherita de’ Medici. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1646, governò il ducato con la reggenza dello zio cardinale Francesco Maria Farnese e della madre per due anni, fino al compimento del diciottesimo anno. Il giudizio sul suo governo da parte dei contemporanei fu benevolo, perché il duca fece molte opere per migliorare la situazione dei suoi sudditi, ma il contrasto tra la spensierata vita di corte e le casse dell’erario era veramente notevole. Per mantenere tutti i personaggi che ruotavano alla corte di Parma, il duca fu costretto a tassare ogni cosa. Per combattere la disoccupazione operaia, vietò l’esportazione di sete non lavorate; nel 1648 trasformò l’ufficio comunitativo in Congregazione, per poter procedere all’ammasso ed alla distribuzione di grano e farina; creò l’ufficio del Visitatore generale, una sorta di giudice d’appello e fece in modo che i processi non andassero troppo per le lunghe, prevedendo, al contempo, pene severissime per ladri, vagabondi e falsari. Tra le altre cose, riformò l’estimo rurale di Piacenza (1647), provvide alla riparazione dei danni provocati dall’esondazione del Po del 1654, istituì gli archivi pubblici a Parma e Piacenza (1678), dispose la misurazione del territorio del ducato ed incrementò la bonifica dei terreni (1691). In ambito culturale, si occupò del miglioramento dell’università e del Collegio dei nobili, in cui fondò l’Accademia degli Scelti. Nell’abbazia benedettina formò l’Accademia degli Elevati. Il duca era anche appassionatissimo di musica e si circondò di celebri cantanti, ballerini e strumentisti. Nel 1688 inaugurò il nuovo Teatro Ducale. Durante tutto il suo regno acquistò dipinti e volumi preziosi e trasferì a Parma la maggior parte delle opere appartenenti alle collezioni di famiglia conservate nelle residenze romane

Stirling Moss

Gli inglesi lo adoravano per il suo coraggio e per il suo stile cavalleresco. Per lui la maniera di combattere era altrettanto, anzi, più importante del risultato. Il suo innato senso di sportività, forse, gli impedì di vincere un campionato ma non gli impedì di essere ricordato dagli appassionati di Oltremanica e di tutto il mondo come il più grande pilota a non aver mai vinto un titolo e di essere nominato “Sir” dalla regina d’Inghilterra. Questo era Stirling Moss, nato il 17 settembre 1929, bandiera dell’Inghilterra delle corse, talmente deciso a far trionfare la Gran Bretagna da voler pilotare solamente auto inglesi. Solo una parentesi nella sua carriera con la Mercedes e la Maserati, nel momento in cui suo padre e il suo manager gli avevano detto che era arrivato il momento di vincere. Con la casa tedesca Stirling vince nel 1955 il suo primo GP proprio in Gran Bretagna, davanti al suo compagno di squadra, Juan Manuel Fangio e dello stesso anno è la sua vittoria più famosa: nella Mille Miglia del 1955 fa registrare una vittoria superba, mettendosi alle spalle anche l’imbattibile Fangio con il tempo più basso di sempre. Il segreto sta in un arnese che mette a punto con il suo amico e navigatore, il giornalista Denis Jenkinson. E’ il primo roller map della storia, su cui Jenkins annota le note del percorso che ha redatto durante la ricognizione del percorso. I due stabiliscono anche un linguaggio delle mani che permette a Jenkins di segnalargli i punti chiave del tracciato. L’anno successivo passa alla Maserati e vince il GP di Monte Carlo e d’Italia. Il sodalizio con la casa del tridente dura però solo un anno, infatti dal 1957 passa nuovamente a macchine inglesi, Vanwall, Cooper poi Lotus.

Storia e Memoria – 17 Settembre 2009 (Thanks to: Avvenire, Francesco Patruno, Piero Bargellini, Santi e Beati, Wikipedia)

   Invia l'articolo in formato PDF   

Scritto da Staff_NelParmense

Settembre 17th, 2009 at 1:09 am

Pubblicato in Notizie

Tagged with