Ca’ luogo d’Arte PROPOSTE PER LA STAGIONE INVERNALE – REPERTORIO
Oltre alle nuove produzioni “Storie fruttuose” e “Pik Badaluk una favola in musica” la compagnia propone tutti gli spettacoli in repertorio
LA PICCOLA FIAMMIFERAIA
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
in coproduzione con Theatre Jeune Public di Strasbourg, Theatre Nouvelle Generation di Lyon, Le Rayon Vert di Saint Valery en Caux e Laboratorio Nove di Firenze
Quest’ anno riprendiamo uno spettacolo che ha segnato una fase importante per la nostra storia.
La Piccola Fiammiferaia ha debuttato nel 2006 e da allora ha replicato ben 192 volte, in Italia ed all’estero.
Ecco quel che ha detto la critica:
“Non avevamo mai visto invece quell’altro piccolo capolavoro che è “La piccola fiammiferaia” di Cà luogo d’arte, dove inconfondibile è la cifra stilistica di Maurizio Bercini, non solo nella ricostruzione immaginifica di un mondo e di un teatro che rimanda agli incanti perduti dell’infanzia, ma anche per quell’impasto di ironia e di melanconia con cui ci restituisce una fiaba dolorosa come quella di Andersen.”
(Mario Bianchi – Eolo)
“Struggente poesia per la Fiammiferaia” (La Provincia di Cremona – Luca Muchetti)
“Magnifico e commovente spettacolo…” (L’Alsace – Stephanie Weill”)
Uno spettacolo dolce e amaro, nel parlare coraggiosamente di emarginazione, ma anche della straordinaria capacità che hanno i bambini di usare il sogno e l’immaginazione per giocare e per fuggire da una realtà opprimente e di dolore.
Uno spettacolo che emoziona, riporta pace e ordine, senza violare equilibri.
Un incontro per crescere, insieme, bambini e adulti. (E-cremona.it – Francesca Codazzi)
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SCARPETTE ROSSE
ovvero La danza incontrollata
“Ballate scarpette, ballate…e non vi fermate!”
Come la perdita brutale nelle favole insegna ad individuare trappole, gabbie ed esche avvelenate
in co-produzione con Laboratorio Nove
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
A cosa ci riduciamo pur di avere quel che desideriamo?
A cosa siamo disposti a rinunciare pur di soddisfare quel bisogno di possesso, quella bulimia diffusa che muove gli istinti più intimi dell’individuo e che partecipa oggi di una dimensione sociale globalizzata, che ci vede tutti aggregati nell’unica categoria rimasta, quella di consumatori?
Se lo chiedeva Andersen nel recuperare l’antica storia della bambina delle “Scarpette rosse”, se lo chiede la psicanalista Clarissa Pinkola Estès nel suo “Donne che corrono coi lupi” ed oggi ho creduto importante che ce lo chiedessimo anche noi, portando in scena in questa nuova produzione Karen, la bambina più vanitosa delle fiabe.
Dopo “Il brutto anatroccolo” e “La piccola fiammiferaia” scegliendo questa fiaba mi sembrava di completare una trilogia.
Oggi assistiamo alla fiera dell’”io voglio”, dell’apparire a tutti i costi, fino alla distruzione, all’aberrazione (…)
Maurizio Bercini
COSA DICE LA CRITICA
LA PROVINCIA giornale di Cremona: “Bellissimo. Davvero bellissimo! Scarpette rosse è un melting pot di linguaggi che abbraccia l’espressività teatrale contemporanea in un saliscendi di intonazioni poetiche-dure-sfumate-lamguide….” (Riccardo Maruti)
LA GAZZETTA DI PARMA: “Il teatro di Cà luogo d’arte fa questo effetto: porta il pubblico in luoghi che sembrano conosciuti ma che riservano effetti sorprendenti, inaspettate apparizioni, comiche intersezioni; racconta una fiaba antica, ascoltata mille volte, ma che nelle mani di Maurizio Bercini, Marina Allegri e della compagnia di attori e artigiani del teatro diviene un oggetto magico e sconosciuto, attraente e desiderabile, di quelli che se te li metti ai piedi ti costringono a ballare finchè sanguini…” (Giulia Guiducci)
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FIABE ITALIANE
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
Due “raccontatori di italianità” si muovono nella scenografia di un’Italia in miniatura narrando fiabe italiane.
“Le fiabe sono vere -scriveva Italo Calvino- sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita; sono il catalogo dei destini che possono darsi ad un uomo ed a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi di un destino: dalla nascita, che sovente porta in sé un auspicio e una condanna, alla giovinezza, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto fino a confermarsi come essere umano”. E’ importante nutrirsi ed essere nutriti di fiabe. Sospendere, anche solo per poco, il chiaroscuro della realtà, per inoltrarsi in un bosco o in un palazzo fatato, vedendo le vite di ognuno rapite da amori fatati o sconvolte da terribili magie, messe alla prova da percorsi irti di ostacoli, verso felicità prigioniere di un incantesimo, assaporando “l’infinita possibilità di metamorfosi di tutto ciò che esiste”… Così anche nelle vite dei popoli, che paiono fisse ed immutabili, tutto torna possibile: re giusti si rivelano persecutori, castelli coperti di rovi si risvegliano a nuova vita, i poveri diventano ricchi, gli ingiusti vengono puniti… Fiabe, appunto…
COSA DICE LA CRITICA
LA REPUBBLICA “Gli spettacoli per bambini sono in genere o troppo didattici o troppo favolisti o troppo buonisti. Eccone finalmente uno che è tutte queste assieme nelle dosi giuste, al punto da divertire gli adulti e tenere i ragazzini inchiodati alle poltrone senza che voli una mosca.(…) Il risultato è un racconto dove c’è ironia, gioco, fantasia e molta poesia” (Anna Bandettini)
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GNAM GNAM – il latte dell’umana tenerezza
Testo di Marina Allegri
Regia di Maurizio Bercini
“Biancaneve, la mia preferita: ci sono tutti gli ingredienti giusti per farne un capolavoro: la matrigna, il principe azzurro, e i nani. Una ricetta perfetta per un’ottima storia; sì, poi ci sono anche il cacciatore che uccide la cerva, lo specchio magico, il bosco, la casetta dei nani e soprattutto la mela. Ma a pensarci bene sapete perché è veramente bella? Perché ci insegna tre cose importanti. La prima: che le cose perfette a vedersi possono essere terribili a mangiarsi. La seconda che a volte chi ti dà da mangiare non lo fa per nutrirti! Ha un altro progetto nella testa. E la terza…che l’amore vince sempre! “
LA MIA VALLE
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
Incontrare Claude Ponti è stato per noi innanzitutto accarezzare i suoi libri, valutandone le dimensioni: bizzarre, fuori-misura, diverse…Poi l’abbiamo letto ai nostri figli la sera, e mostrato la mattina agli amici .Alla fine è tornato ad essere un discorso privato, tra noi e lui…Quando un artista incontra un altro artista non può emularlo o riprodurlo o invidiarlo, può farlo suo, amando le visioni che gli provoca per poi tradirlo.Tradire per onorare, per amplificare un’idea, dotandola di un altro sguardo.Abbiamo tradito Claude Ponti con uno spettacolo per bambini piccoli, pensato per spazi non teatrali, con una scenografia avvolgente, che tenga i bambini stretti, vicini, come a volerli far entrare nei disegni.Dare dimensione col teatro ai disegni di Claude Ponti è stato andare oltre la valle, oltre gli alberi, oltre le cascate, ricreare la sua poesia senza risolvere, offrendola con un sapore di ospitalità vagamente giapponese che i suoi libri ci hanno evocato.Far uscire i suoi disegni dalla pagina, dando loro spessore, volume, voce, musica, emozioni è stato dare vita ad una visione per poterla regalare a chi, i bambini, di visioni si ciba…Un mostrare che nulla voglia dimostrare se non la potenza rivoluzionaria dell’immaginazione.
“ Certe volte non capisco proprio quello che mi dici…
Ma una cosa la so : se è vero che la mia valle
è piccola piccola
dentro una valle più grande
allora un giorno andrò a vedere…”
DURA CROSTA
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
La crosta è ciò che dà forma al pane, lo definisce, lo caratterizza; fatta la crosta è pronto per essere mangiato.Il pane….La cosa più preziosa che la natura ci regala, metafora di una scelta di vita semplice, “primaria”.Scelta che nello spettacolo compiono un giovane imprenditore e il suo capo-officina, rinunciando agli orpelli di una vita complicata e trasformandosi in poveri frati francescani, in cammino per impastare il pane in giro per il mondo…Senonché il primo pane che fanno si materializza, nella loro madia magica, in un adolescente ribelle: Zeno. Zeno non vuole “fare la crosta”.Non vuole prendere una forma, quella definitiva.Non vuole la “dura crosta”.E scappa…
CSA DICE LA CRITICA:
(Mario Bianchi – Eolo) In“Dura Crosta” di Cà luogo d’arte nello stile riconoscibilissimo di Maurizio Bercini, su uno dei testi più fervidi di Marina Allegri, il pane diventa la metafora della crescita.
Alberto Branca e Massimiliano Grazioli in un omaggio dichiarato al teatro di una volta che rimanda ai fratelli De Rege e a Totò e Peppino, muniti di una macchina dai mille accenti e dalle mille sorprese, impastano tra lezzi frizzi e lazzi il pane che miracolosamente prenderà le forme di Zeno Bercini, virgulto che come il pane sta mettendo crosta.
Un cucciolo d’uomo ancora di mollica che ribaltando i ruoli farà una volta tanto la morale agli adulti dicendo loro che l’infanzia come il pane ha bisogno dei suoi tempi giusti. Lo spettacolo risulta così essere un intelligente ed inusitato spettacolo di formazione che diverte e ammaestra senza retorica, come deve fare il buon teatro per ragazzi.
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L’INEVITABILE SFIDA DI DON CHISCIOTTE E SANCIO PANZA
testo di Marina Allegri
regia di Maurizio Bercini
“In un borgo della mancia che non voglio ricordarmi come si chiama viveva, non è gran tempo, un nobiluomo di quelli che hanno e lancia nella rastrelliera e un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriere da caccia…”
” …Signore e signori, prestate attenzione a ciò che sto dicendo, perché le mie non sono chiacchiere per ingannarvi, bensì sante parole da cui trarre benefici per la vostra vita, seguendo le poche semplici regole che sto per enunciarvi. E non giudicate la povertà del nostro mezzo e dei nostri abiti, perché noi, come S. Francesco, parliamo un linguaggio che tocca l’animo. E dunque parliamo del cibo che mangiamo: esso compie un viaggio nel nostro corpo. ….”
COSA DICE LA CRITICA
LA PROVINCIA quotidiano di Cremona “…una sintesi comica e veloce, quasi un salto mortale drammaturgico, della grande epopea cavalleresca raccontata da cervantes con comicita’ ed amarezza…
il teatro di ca’ luogo d’arte regala un’ora di teatro della partecipazione, un’ora di guitteria della tradizione con un’occhio alla piu’ stretta tradizione popolare.” (Nicola Arrigoni)
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