Il gioco dell’oca di Silvio

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Se in questo Paese esistesse una stampa libera (e se l’opposizione non fosse impegnata a difendere gli inquisiti, a registrare colloqui imbarazzanti e a discutere se è meglio Grand Hotel, Luxuria o Fagioli), Berlusconi e il suo governo sarebbero inchiodati ai pessimi risultati con cui s’affacciano all’anno nuovo. La crisi economica avanza, la cassa integrazione cresce del 500 per cento (!), la corruzione (bipartisan) imperversa. A dispetto della propaganda, le città non sono affatto più sicure, gli stupri e le aggressioni continuano, gli sbarchi di clandestini sono aumentati.

La vicenda Alitalia, poi, è finita nel modo più ridicolo (o drammatico, dipende dall’umore e dai punti di vista). Alitalia sarà di Air France. Dopo un lungo, faticoso e costosissimo gioco dell’oca, è tornata alla casella di partenza. Ad Air France, come era stato deciso dal governo Prodi e smontato da Berlusconi per poterci fare la campagna elettorale in nome dell’italianità della compagnia di bandiera. Solo che allora Alitalia sarebbe stata comprata (e pagata) da Air France, adesso a pagare siamo noi. Il gioco dell’oca ci è costato 3 miliardi di euro, che pagheremo in tasse, e 5 mila esuberi in più. Un bel risultato, non c’è che dire, una bella cifra per finanziare la campagna tricolore di Berlusconi (e di Tremonti: «Mi commuovo quando all’estero vedo i colori italiani sulla fusoliera dei nostri aerei»). L’italianità svanirà al primo aumento di capitale, in compenso dovremo sborsare 3 miliardi per salvare non Alitalia, che ormai è ridotta all’osso, ma l’Air One di Carlo Toto che stava precipitando a causa dei debiti. E per fare un favore alla Banca Intesa di Corrado Passera, che aveva prestato i soldi a Toto. Complimenti, bel risultato, a spese dei cittadini. Se in questo Paese esistessero una stampa libera e un’opposizione…

di Gianni Barbacetto

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