23 Luglio: 36° Anniversario della morte di: Don Giuseppe Cavalli

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Don Giuseppe Cavalli23 Luglio: 36° Anniversario della morte di:

Don Giuseppe Cavalli

Giuseppe Cavalli nasce l’8 ottobre 1898 a Berceto, quarto e ultimo figlio di Guerrino e Angela Barbuti. La madre è una donna con una profonda fede religiosa che dovrà provvedere alla formazione dei tre figli maschi, dopo che l’unica femmina muore a soli nove mesi e dopo la scomparsa anche del marito. Per ciò che riguarda l’infanzia si sa poco; probabilmente, come i due fratelli Crispino e Gaetano, Giuseppe frequenta l’asilo di Berceto, affidato alla comunità delle salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice, mentre a capo della parrocchia è don Carlo Orsi, una figura sacerdotale molto diversa da quella che diverrà don Cavalli, descritto come estremamente colto, dai modi eleganti, sempre aggiornato, ricercato per la sua capacità di discutere ed affrontare anche i temi più attuali.

Dopo le elementari, i cinque anni di ginnasio (corrispondenti alle medie e ai primi due anni di superiori) li frequenta al seminario di Berceto. Nel 1915 inizia gli studi liceali al seminario di Parma. L’anno successivo, però, l’edificio è usato come Ospedale militare e, quindi, continua gli studi al seminario di Cogneto di Modena, dove scopre la propria vocazione religiosa. Tornato a Parma, termina gli studi teologici e conosce don Giovanni Del Monte, docente del seminario e direttore del settimanale diocesano “Vita Nuova”.

Il 15 aprile 1922 è monsignor Guido Maria Conforti a conferirgli il diaconato e, il 29 giugno, a consacrarlo presbitero. Pochi giorni dopo, il 15 luglio viene assegnato alla parrocchia di Noceto, dove è arciprete don Ormisda Pellegri. Qui, il giovane don Cavalli rafforza l’oratorio e le attività parrocchiali occupandosi del coro, delle preghiere, degli studi, della formazione dei più giovani che grazie a lui si interessano alla cultura.

Desideroso di riscoprire alla vita del capoluogo, il vescovo Conforti gli assegna l’insegnamento di religione presso l’Istituto tecnico “Macedonio Melloni” nel novembre 1931. L’anno successivo passa al Liceo-ginnasio “Gian Domenico Romagnosi”, grazie agli studi teologici e alla stesura di un testo di religione, Gli orizzonti della fede. L’attività di insegnante nelle scuole cittadine toglie molto tempo alla parrocchia di Noceto e per questo don Pellegri fa arrivare le sue lamentele al nuovo vescovo, monsignor Evasio Colli, che sistema la situazione pensando ad una trasferimento di don Cavalli presso la Chiesa magistrale della Steccata.

Nel 1936, infatti, don Cavalli diventa cappellano della Steccata con l’incarico di assistere il prefetto-sagrista don Nestore Pelicelli: personalità rigorosa che non ammette deroghe o superficialità nell’amministrazione e nello svolgimento degli impegni. Don Cavalli invece, oltre ad essere impegnato a scuola, è continuamente invitato a conferenze e incontri cui non riesce a rinunciare e che, fin dall’inizio, lo mettono in disaccordo con don Pelicelli. Tanto che, nell’agosto del 1937, quest’ultimo chiede al presidente della Giunta amministratrice dell’Ordine Costantiniano il licenziamento del cappellano, a causa “dei persistenti ritardi e delle continue assenze”. Il 27 settembre 1937, però, don Pelicelli muore e il vescovo Colli nomina come suo sostituto don Pellegri. Questa decisione, che inizialmente non vede favorevole don Cavalli, si rivela una buona occasione per riallacciare un rapporto che si era incrinato per alcune incomprensioni.

Presso la Steccata il sacerdote continua a studiare opere che contribuiranno a renderlo in grado di saper confrontarsi e dialogare tanto con i giovani quanto con gli adulti. Nel 1938 è a capo del Segretariato moralità e continua a tenere conferenze su temi e dibattiti incentrati sul cristianesimo, la concezione dello Stato, il bene dell’uomo. È attivo nel Movimento laureati cattolici e nel Centro di cultura religiosa, grazie ai quali riesce ad approfondire il suo interesse per quella letteratura straniera che gli permette uno spirito aperto e vivace.

Per la sua distanza e avversione verso l’ideologia fascista, il sacerdote diventa – con la crisi del regime – punto di riferimento per i suoi alunni: giovani con la volontà di non accontentarsi, motivati, pronti a conoscere e ad essere partecipi del loro tempo. Ma don Cavalli non è solo questo: sarà tra i componenti del gruppo che a Bardi deciderà di dare inizio alla lotta partigiana; sarà sostenitore e amico degli studenti liceali che daranno vita ad un’associazione segreta con l’intento di combattere quel tipo di insegnamento che li spinge ad essere conformisti e remissivi; sarà vicino a chi deciderà di aderire al Comitato antifascista e, infine, sarà responsabile dell’ufficio stampa e propaganda della Democrazia cristiana. Un impegno che don Cavalli sente come doveroso, una lotta che intraprende come atto di fede nei confronti degli ideali e dei valori che sono il cardine della sua vita. Ma tutte queste attività clandestine, non rimangono del tutto sconosciute alla polizia fascista che, alla fine dell’aprile 1944, lo arresta.

Durante i giorni passati nel carcere di San Francesco, il sacerdote conosce gli ammiragli Inigo Campioni e a Luigi Mascherpa e li assiste durante il processo e la condanna alla fucilazione, avvenuta il 24 maggio 1944 al poligono cittadino. Un incontro che segna profondamente il sacerdote, tanto da scriverne in una lucida testimonianza dieci anni dopo (Il Calvario dei due ammiragli, edito dall’Associazione partigiani cristiani). Il 13 giugno 1944, in seguito ad un bombardamento alleato che colpisce anche San Francesco, molti detenuti riescono ad evadere. Tra questi vi è lo stesso don Cavalli che, una volta libero, riprende la sua attività antifascista fino alla Liberazione.

Con la fine della guerra, egli riprende l’insegnamento e gli impegni alla chiesa della Steccata e al Centro di cultura religiosa. A questi se ne aggiungono altri: come la responsabilità di direttore del settimanale “Vita Nuova” (fino al 1950), le conferenze e gli incontri del Movimento laureati cattolici, dei gruppi della Gioventù studentesca, dell’Associazione medici cattolici italiani e dell’Unione cattolica imprenditori dirigenti. Inoltre, con Enrico Mattei, è tra gli animatori dell’Associazione partigiani cristiani (di cui diventa presidente provinciale nel 1954) e, dal 1965 alla morte, dirige l’Istituto storico della Resistenza per la provincia di Parma.

Don Giuseppe Cavalli si spegne il 23 luglio 1973; nell’abbraccio della città, imponenti sono i funerali che si svolgono nella chiesa della Steccata e in piazzale della Pace, davanti al monumento al Partigiano.

Per un approfondimento cfr. Pietro Bonardi, Giuseppe Cavalli. Un ribelle per fede e per amore, Centro Ambrosiano, Milano 2004.

Don Giuseppe CAVALLI

Berceto 8 ottobre 1898 – Parma 23 luglio 1973


Compì gli studi nel Seminario di Modena e, in seguito, in quello di Parma, ricevendo l’ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1922. Inviato a Noceto come cappellano coadiutore, vi rimase per quattordici anni, lasciando una profonda traccia della sua opera: fu infatti animatore sociale e culturale, educatore, fondatore e primo assistente ecclesiastico del gruppo scout ASCI e dell’oratorio. Andava intanto maturando una vasta cultura che gli consentì di essere chiamato a Parma dal vescovo Evasio Colli il 1 febbraio 1936, come cappellano dell’Ordine Costantiniano nella chiesa magistrale della Steccata. Il trasferimento gli consentì di dedicarsi all’insegnamento (oltre alla religione, ebbe occasione di insegnare anche italiano e filosofia) in diverse scuole cittadine (Istituto Tecnico Melloni, Convitto Nazionale Maria Luigia) e di esplicare una fervida azione formativa e come conferenziere e saggista di valore. Avviò le attività del Movimento Cattolico cittadino (in particolare il Movimento Laureati Cattolici, 1933, del quale fu tra i promotori anche in campo nazionale con Igino Righetti) e raccolse attorno a esso molti giovani richiamati da una scelta religiosa e da precise indicazioni di libertà, di giustizia e di difesa della dignità umana. Così mentre il Cavalli partecipava agli incontri di Camaldoli, Castelnuovo Fogliani e Sirmione, si radunarono intorno a lui i più attivi rappresentanti dell’antifascismo cattolico locale. L’8 settembre 1943 il Cavalli passò dalla resistenza ideale alla resistenza operante. Aderì con entusiasmo alla lotta sui monti e riuscì a mantenere contatti con tutte le forze operanti dell’antifascismo. Fu arrestato il 25 aprile 1944 e rinchiuso nelle carceri di San Francesco a Parma, dove divise la prigionia con gli ammiragli I. Campioni e L. Mascherpa, fucilati nel maggio dello stesso anno. Di questa esperienza lasciò una vibrante testimonianza (Il calvario di due ammiragli), dove al ricordo dei due ufficiali accompagnò un costante richiamo ai supremi valori della vita umana. In seguito al bombardamento del 13 maggio, riacquistò la libertà e si rifugiò a Noceto, dove continuò il lavoro clandestino. Terminata la guerra, nonostante gli onori e i riconoscimenti che gli giunsero da ogni parte, tornò alla scuola e all’opera formativa dei giovani. Diresse il setimanale diocesano Vita Nuova, sostenendo battaglie tenaci per la ricostruzione democratica dell’Italia. Fu fondatore (con Enrico Mattei), presidente provinciale e cappellano nazionale dell’Associazione partigiani cristiani, con la quale organizzò vari convegni sul contributo dei cattolici alla Resistenza. Dal 1964 fu inoltre presidente dell’Istituto Storico della Resistenza di Parma.


FONTI E BIBL.: Le carte del Cavalli sono depositate ma non ordinate presso il Circolo culturale Il Borgo; vaste tracce della sua attività pubblicistica sono nel settimanale diocesano Vita Nuova, che egli diresse dal 1945 al 1951. Il Cavalli curò gli Atti dei primi due Congressi dell’Associazione partigiani cristiani, Il contributo dei cattolici alla lotta di Liberazione, Spinardi, Torino 1964 (per il quale tracciò una Nota introduttiva, 7-10, e scrisse una relazione, I cattolici nella lunga vigilia del ventennio, 61-118) e Il contributo dei cattolici alla lotta di Liberazione in Emilia-Romagna, CASBOT, Busto Arsizio, 1966 (per il quale scrisse l’Introduzione, 11-12, e la comunicazione Le cinque giornate di Parma e Ulisse Corazza, 243-270). Altri scritti del Cavalli sono: La Resistenza e le formazioni cattoliche, in Fascismo e antifascismo. Lezioni e testimonianze, Feltrinelli, Milano, 1963, II, 547-553; Celebrazione del ventennale dell’eccidio di Strela, Step, Parma, 1964; Il calvario di due ammiragli, Fresching, Parma, 1954, e Aiace, Torino, 1965; Indietro verso l’avvenire, Parma, 1965; Testimonianza su R.I. Bocchi, in Aspetti religiosi della Resistenza, Aiace, Torino, 1972, 45-52. Ricordi e cenni al Cavalli sono in Aurea Parma 39 1955, 61-62; in G. Rossetti, Noceto e la sua gente l’altro ieri, Tecnografica, Parma, 1977, 335; G.P. Milli, Ädess cä so chi son, Lettering, Milano, 1979, 58-59; P. Savani, Antifascismo e guerra di Liberazione a Parma, Guanda, Parma, 1972, 184; M. Visalli, Momenti salienti della resistenza nel Parmense 1943-1945, Studium Parmense, Parma, 1974, 30; L. Tarantini, La resistenza armata nel Parmense, Step, Parma, 1978, passim; Gazzetta di Parma 23 luglio 1983, 8; V. Cassaroli, in Dizionario storico del Movimento cattolico, III/1, 1984, 202-203; Gazzetta di Parma 4 settembre 1991, 16; Grandi di Parma, 1991, 39-40; M. Campanini, in Gazzetta di Parma 13 luglio 1998, 15; S. Passera, in Gazzetta di Parma 8 ottobre 1998, 9; G. Campanini, Don Giuseppe Cavalli, Parma, 1987. Numerosi sono ancora i necrologi, le rievocazioni e le testimonianze sul Cavalli apparsi sulla stampa locale. Alcune testimonianze inedite sul Cavalli sono depositate nell’archivio del Circolo culturale Il Borgo. Tra le rievocazioni va ricordata in particolare quella di G. Cavalli, D. Giuseppe Cavalli, in Corriere di Parma 1983, 123-126. Cfr. inoltre il ricordo apparso su Aurea Parma 39 1955, 61-62. Articoli commemorativi del Cavalli sono apparsi sul quotidiano Gazzetta di Parma nei giorni 24 e 25 luglio 1973, 9 gennaio 1974, 23 luglio 1974, 23 e 25 luglio 1983, 14 e 15 gennaio 1978. Numerosi sono i riferimenti al Cavalli nella letteratura sul Movimento cattolico a Parma e in particolare nei testi che trattano dell’apporto dei cattolici alla Resistenza. materiali e documenti sul Cavalli sono infine reperibili nell’Archivio della Curia diocesana, nel Fondo Azione cattolica presso la stessa Curia diocesana e nell’archivio dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, di cui il Cavalli fu cappellano dal 1936 al 1971. Oggi il fondo Don Cavalli, di proprietà del Circolo Il Borgo al quale è stato donato dalla famiglia, è depositato presso l’Archivio storico della Resistenza che lo ha ordinato ed è visitabile on line.

Le carte di “Don Giuseppe Cavalli”.Il fondo dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Parma. Le carte di don Giuseppe Cavalli sono depositate presso l’archivio dell’Istituto storico della resistenza e dell’età contemporanea di Parma (Isrec), nella sezione dei Fondi personali. Dopo la sua scomparsa, avvenuta il 23 luglio 1973, i documenti furono conservati dalla famiglia fino al 1985, quando li prese in custodia il Circolo culturale “Il Borgo” di Parma. Quest’ultimo iniziò una prima elencazione del cospicuo materiale, fino a quando, nel 1998, in occasione dell’anniversario del centenario della nascita del sacerdote, il fondo fu affidato all’Isrec che vide proprio don Cavalli tra i suoi fondatori e primo presidente. Nel corso del 2005, il fondo è stato oggetto di un lavoro di riordino e di inventariazione che è terminato nell’aprile 2006. Complessivamente si tratta di circa 76 fascicoli tematici e di sei volumi rilegati composti dallo stesso don Cavalli, quattro intitolati La mia notte, uno Documenti Lettere Ricordi ed uno Elenco dei libri. Il fondo conserva diverse tipologie di documenti (ma soprattutto manoscritti e dattiloscritti di don Cavalli, articoli di periodici, lettere personali e di associazioni da lui conservate, relazioni di istituti, eccetera), con un arco temporale di circa oltre cinquant’anni, dal 1920 ai primi anni Settanta. La parte di documentazione più consistente comunque è quella degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta. Il fondo è estremamente variegato, anche per le moltissime tematiche trattate: si trovano lettere scritte da importanti personalità del mondo cattolico e culturale parmense (come quelle di Evasio Colli, Renzo Pezzani o Renzo Ildebrando Bocchi), scritti che si occupano della guerra, dell’antifascismo e della lotta partigiana, saggi per le lezioni al Circolo di cultura religiosa, appunti per gli incontri a scuola, omelie e riflessioni teologiche. Numerosi sono i documenti che vogliono far riflettere sul rapporto tra la Chiesa cattolica e la società contemporanea, guardata da molteplici punti di vista (politico, storico, sociologico e letterario). Altrettanto importanti sono le pagine dedicate agli ammiragli Igino Campioni e Luigi Maschera, conosciuti nel carcere cittadino di San Francesco, nella primavera del 1944, quando lo stesso don Cavalli fu imprigionato per la sua attività antifascista. Questi appunti servirono poi alla stesura del suo libro Il calvario di due ammiragli (Apc, Parma 1954). Per il periodo dell’Italia repubblicana, i documenti più numerosi riguardano il confronto tra il pensiero cattolico e quello comunista, rintracciabili su pagine manoscritte e dattiloscritte, ma soprattutto su articoli di giornale. Di questo periodo sono anche i discorsi in memoria di amici e giovani morti durante la lotta partigiana.

23 Luglio 2009 – Ricordo di Don Giuseppe Cavalli nel 36° Anniversario della Sua morte.

(Thanks to: Pietro Bonardi, ISREC Parma, Comune e Provincia di Parma, Dizionario Lasagni, PPS Editore)

Storia e Memoria .494

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Scritto da Staff_NelParmense

Luglio 23rd, 2009 at 2:01 am

Pubblicato in Notizie Parmensi

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